INTRODUZIONE AL ©FOTOTEMPISMO
La nuova Fotografia
Le seguenti citazioni e lo studio di questi autori e delle loro opere, danno inizio al mio percorso fotografico alla ricerca di nuove forme espressive:
“ Le possibilità creative del nuovo si rivelano di solito lentamente attraverso queste vecchie forme, questi vecchi strumenti e modi di composizione che l’apparizione del nuovo, in gestazione porta ad una euforica fioritura”
“ …Il nemico della fotografia è ciò che è convenzionale, sono le regole delle istruzioni per l’uso. La salvezza sta nella sperimentazione.”
–László Moholy-Nagy 1925 “Pittura Fotografia Film” (Malerei Fotografie Film)
“…è del tutto possibile che il tempo fisico abbia delle caratteristiche e che l’altro tempo ne abbia altre che ritroveremo nell’opera d’arte. Bisogna così aspettarsi tempi diversi, costruiti secondo diverse tipologie, così come avviene per gli spazi dell’opera d’arte.”
-Pavel Aleksandrovic Florenskij 1923/1924 “Analisi della spazialità e del tempo nelle opere di arte figurativa” (Corso accademico tenuto dal filosofo e fisico russo)
“(…) io affermo che con i mezzi della meccanica fotografica si possa fare l’arte solo se si supera la pedestre riproduzione fotografica del vero immobile e fermato nell’atteggiamento di istantanea, così che il risultato fotografico, riuscendo ad acquistare, per altri mezzi e ricerche, anche le espressioni e le vibrazioni della vita viva e distogliendosi dalla propria oscena e brutale realisticità statica, venga ad essere non più la solita fotografia, ma una cosa molto più elevata (…)”
–A.G.Bragaglia 1912.
il FoTotempismo
Mi è sembrato chiaro, fin dal primo momento che, in piena sintonia con il loro pensiero, per esplorare in fotografia nuove espressioni, bisognava allontanarsi da quella che è diventata la sua caratteristica peculiare: cioè il suo essere un indice, così come espresso da molti autori, come Rosalind Krauss e Roland Barthes.
L’indice, inteso come emanazione e riproduzione del soggetto, non è una caratteristica intrinseca della macchina fotografica, ma una scelta di tutti quegli autori che, della rappresentazione dell’istante di una realtà, ne hanno fatto la loro forma di espressione fondamentale.
La fotografia istantanea, che significa utilizzare bassi tempi di ripresa, “annullando” così qualsiasi registrazione del trascorrere del tempo, vincola la macchina fotografica ad esprimere tutta la sua caratteristica intrinseca di trasformare una realtà tridimensionale in una bidimensionale, secondo le regole prospettiche della camera obscura di storica memoria.
Questo tipo di prospettiva è stato ampiamente utilizzato da tutti gli artisti, a partire dalla sua scoperta nel Rinascimento, e anche ricavata dagli stessi, per le loro opere, con l’uso della stessa camera obscura.
Ne consegue che l’azione fotografica istantanea subisce notevoli influenze estetiche, derivate dagli stilemi della pittura.
Queste influenze obbligano il fotografo a cercare di rispettare queste norme, entrate ormai nell’immaginario collettivo della civiltà occidentale, per rendere più estetica e accettabile la forma di presentazione della sua fotografia.
Ciò comporta un continuo riferimento della fotografia alla pittura, con una forte limitazione di nuove capacità espressive e una confusione del proprio contenuto artistico.
Nella ricerca di nuove espressioni, ho voluto esplorare quella capacità della macchina fotografica non sufficientemente considerate dalla maggioranza degli autori: la registrazione del tempo e dello spazio, con conseguente rilevazione della quarta dimensione.
Il punto di partenza sono state le fotografie dei Fratelli Bragaglia, con il loro Fotodinamismo.
Dopo averne sperimentati, in diversi modi, i principi, mi sono accorto che anche queste fotografie non si allontanavano molto dalla visione prospettica.
Ho cercato, allora, di utilizzare un tempo più lungo di registrazione, spostandomi con la macchina fotografica nello spazio-tempo e creando un percorso, un segno del mio movimento che potesse, tramite l’inconscio ottico della macchina, rivelare situazioni altrimenti invisibili.
Il segno del mio movimento e la rivelazione dell’invisibile si è dimostrata la strada giusta da percorrere.
L’esame delle fotografie così ottenute hanno evidenziato una notevole differenziazione da quelle indicali.
Del soggetto ripreso si nota la smaterializzazione e poi, durante lo spostamento nello spazio-tempo, la distruzione e la sua rimaterializzazione in diverse prospettive, con evidenti tracce che rilevano, appunto, il percorso fatto dal segno generato dall’autore nel suo cammino.
Nella fotografia indicale, l’estetica viene applicata, con regole pittoriche, dopo avere osservato la realtà da fotografare, per poi concludersi con notevoli interventi di post-produzione che, specialmente oggi nell’era digitale, ne caratterizzano l’autore indipendentemente dal contenuto.
Nel caso del FoTotempismo, così ho chiamato questo concetto di fotografare, l’estetica che ne deriva viene creata nel momento stesso dell’esecuzione della fotografia, come nella pittura, senza essere condizionata da riferimenti o regole da essa derivate e completamente diversa dalle stesse.
Il segno tracciato nello spazio-tempo dalla macchina fotografica, manovrata dall’autore e dal suo pensiero, essendo sempre diverso, rende questo tipo di fotografia irripetibile anche dall’autore stesso e nelle stesse condizioni, facendone così un’opera unica.
Lo sviluppo, sia per il digitale che per l’analogico, e le successive operazioni di presentazione della fotografia non ne influenzano l’estetica iniziale, che in questa maniera si avvicina di più all’arte essendo già compresa nel contenente fin dall’inizio.
Oltre ad una nuova estetica, il FoTotempismo crea anche una tensione all’interno della fotografia, indipendente dalla realtà fotografata, aumentandone così il contenuto e togliendo alla fotografia quell’alone di morte, così ben descritto da R. Bathes nella sua “Camera Chiara”
Logo FoTotempismo
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Prima immagine in FoTotempismo
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Paragone tra “Il Balcone” di Edourd Manet e la “copia” del pittore surrealista René Magritte
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Ritratto in FoTotempismo